Nel 1861 i Massoni di Città di Castello vollero cambiare il nome della Loggia "I Liberi" in quello di XI Settembre, consapevoli di ricordare con tale nome la liberazione della città dal dominio papale. E' cosa certa che volontari di Città di Castello partirono alla spicciolata, ma in numero consistente, ad arruolarsi nell'esercito piemontese venendo assegnati alle truppe di Garibaldi, sino al momento della dichiarazione di guerra dell'Austria (23 aprile 1959). Ai fatti del 20 giugno occorsi a Perugia il generale Fanti, peraltro massone, da Arezzo proclamò il 10 settembre che sarebbe intervenuto a difesa della città dalle "bande straniere convenute sul suolo di Umbria e Marche.. tale martirio deve cessare…". Nell'alta Umbria venne ad operare il V Corpo di Armata comandato dal Gen. Morozzo della Rocca formato da due divisioni, di cui la prima, comandata dal generale Maurizio De Sonnaz, ebbe l'incarico di liberare Città di Castello e tutta l'alta valle del Tevere. Dopo essersi attesati nei pressi di Citerna fu dato l'ordine a due reggimenti di granatieri, d ad uno di bersaglieri e a una batteria di artiglieria di liberare la città dove si era reso operativo un Comitato formato da molti Massoni come Luigi Bufalini, Gio Batta Signorini, Gaetano Cherubini, Vincenzo Baldeschi, Filottete Maria Graziani, Giuseppe Pasqui, Geremia Guerrieri, Antonio Sediari, Anton Maria Graziani e l'arciprete Marcello Silvestri carbonari che promossero un tentativo di insurrezione peraltro fallito.
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