Alessandro Fabri nasce a Terni il 2 Febbraio del 1850. Alunno prediletto del prof. Guido Baccelli, si laurea in medicina, a soli 25 anni, all’Università di Roma. Nominato medico condotto a Montefranco, viene poco tempo dopo chiamato all’ospedale della Consolazione di Roma, come sanitario del sifilicomio. Dopo la Legge Crispi, che aboliva quel tipo di struttura sanitaria, tornava a Terni, dove “sviluppò il suo apostolato con fede immacolata, gentilezza ed amore”. Consigliere Comunale nell’Amministrazione Caraciotti, Assessore nella Giunta Faustini, nel 1893 è eletto Sindaco. La città sta vivendo una vera e propria rivoluzione industriale. Dopo la tipografia Alterocca, nasce la Fabbrica d’Armi e s’avviano i lavori per l’Acciaieria. Un piccolo centro di provincia, come Terni, cresce a dismisura, gonfiato dalla forte immigrazione. Insieme a Lazzari, Massarucci e Girolamo Bianchini aveva fondato l’Unione Liberale e promosso l’istituzione della Sezione di Meccanica dell’Istituto Tecnico. E’ anche il massimo esponente del Circolo Socialista, che nel 1895 è investito dalle istanze operaistiche e rivoluzionarie, che hanno portato alla nascita del Partito Socialista. La sua formazione risorgimentale lo porta a rifiutare la lotta di classe, una visione politica e sociale di tipo umanitario gli impedisce di accettare le teorie marxiste. Come il Pascoli si sente “socialista dell’Umanità, non di una sola classe”. Non può essere altrimenti per un Fratello, socio fondatore e massimo esponente della Loggia Petroni, di cui sarà più volte Maestro Venerabile. Una nota dell’archivio Passavanti lo bolla come “Massone d’alto grado”, Aldo Mola lo annovera tra i Dignitari dell’Ordine, la Rivista Massonica di Ugo Bacci lo cita per “l’equilibrio e la stimata considerazione”. Un accordo con i moderati lo toglie dall’isolamento e lo rilancia politicamente. E’ eletto per quindici anni Consigliere Provinciale dell’Umbria e per due volte sfiora l’elezione al Parlamento, battuto più da pastette elettorali che dagli avversari. Nel 1914 torna in Consiglio Comunale e l’anno successivo è eletto di nuovo Sindaco. Rimarrà alla guida di Terni fino a tutto il 1918, in anni difficilissimi per il Paese, lacerato dalla Grande Guerra. Si spende a sostegno del Fronte Interno e di una città, colpita dall’inondazione del Nera e da un violento terremoto. S’oppone all’accaparramento delle acque da parte della grossa industria a danno della città “costretta a lesinare la propria ricchezza”. Il 21 giugno del 1921 passa all’Oriente Eterno, pianto dall’intera città e commemorato dal Consiglio Comunale nella seduta del 22 Luglio, l’ultima prima d’essere abbattuto dal manganello fascista. Di lui si disse “… passò facendo il bene …”, nel suo testamento leggiamo il grande amore per Terni, l’umiltà del buono, la sapienza e l’insegnamento del giusto.
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